Il carbone è una fonte fossile, ancora ampiamente utilizzata, che ha fatto e fa discutere. Non si tratta affatto di una risorsa superata dal tempo e anzi, ancora oggi si trova al centro di gravi problemi di natura geopolitica perché il controllo di questa risorsa fossile, così come delle altre recentemente analizzate dai nostri dossier (petrolio, gas naturale) costituisce causa di guerre e conflitti.
In questo approfondimento analizzeremo alcuni degli aspetti legati alla risorsa carbone.
Qui i precedenti dossier sul tema
Dossier/ La guerra del greggio
Dossier/ La guerra del greggio (2)
Dossier/ Gli equilibri del gas
Dossier/ Gli equilibri del gas (2)
L’Asia guida l’aumento della domanda
In termini di energia primaria (dati Iea 2017 riferiti all’anno 2016) nel mondo il carbone copre circa il 27,1% del fabbisogno energetico mondiale, seguito al petrolio (circa il 31,9%) e gas naturale (22,1%). Nel 2010 l’Iea (International Energy Agency), nel suo World Energy Outlook stimava che, alla luce delle attuali politiche energetiche vigenti, la domanda mondiale di energia primaria aumenterà in media dell’1,4% annuo fino al 2035, arrivando a 18 miliardi di tep (+56% rispetto ad oggi). In realtà, nel 2018, l‘Iea ha rilevato che tra il 2015 e il 2016 la domanda globale di carbone era calata del 2,3% e del 2,1%, salvo poi risalire nel 2017 del 3,5%.
In vaste aree dell’Asia, come in Cina e India, è di gran lunga la fonte energetica più importante. Saranno infatti soprattutto loro a guidare l’aumento della domanda di carbone. “L’Asia segna il maggior aumento nella domanda di carbone – aveva dichiarato la Iea – In Cina la produzione di energia con questo combustibile è aumentata per venire incontro a una crescita del 6% nella domanda di elettricità, anche se l’economia sta andando verso un modello meno energivoro”. Dietro questa crescente domanda di energia c’è l’aumento dei prezzi di petrolio e gas naturale e il recupero di competitività dell’industria carbonifera.
Le conseguenze del carbone
Il carbone è la fonte energetica più inquinante. Il portale Lifegate riporta alcuni dati a supporto di questa tesi: il totale delle emissioni di CO2 emesse ogni anno dalla combustione del carbone è di 14,8 miliardi di tonnellate, il 46% del totale globale. Secondo Health and Environment Alliance le vittime causate dagli incidenti legati all’estrazione del carbone negli Stati Uniti sono 77 ogni settimana. Negli Stati Uniti la combustione del carbone è considerata tra le prime 4 cause di mortalità, mentre le vittime causate dalle malattie legate all’utilizzo del carbone come combustibile, in Europa e negli Stati Uniti sono ogni anno 450.654. E ancora le morti causate dalle malattie legate all’utilizzo del carbone come combustibile in Cina sono 300mila. Sempre secondo Lifegate nel solo continente europeo, infatti, il carbone provoca 23mila morti premature all’anno e 250mila decessi in generale. La sua combustione rappresenta la principale fonte di emissioni di gas serra.
Secondo il Wwf, promotore della campagna Stop Carbone, il suo utilizzo non solo rappresenta la principale minaccia per il clima del pianeta ma è anche una delle maggiori fonti d’inquinamento con impatti assai gravi sulla salute di persone, organismi viventi ed ecosistemi.
“E’ noto – si legge nel dossier “Il carbone: voltare davvero pagina in Italia, in Europa e nel mondo” – come dai processi di combustione si liberino numerose sostanze tossiche, alcune bioaccumulabili, altre cancerogene, ecc. E, tra tutti i combustibili fossili, sicuramente il carbone è quello che, bruciando, rilascia le maggiori quantità d’inquinanti. Un’ampia letteratura scientifica dimostra come dalla combustione del carbone si liberino sostanze che impattano in modo pesante sulla salute delle persone provocando al contempo pesanti danni economici che, se correttamente internalizzati (cioè compresi) nei costi energetici, metterebbero immediatamente fuori mercato questo combustibile”.
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