Questo dossier fa parte degli approfondimenti dedicati all’Agenda 2030 e analizza il target 7: Energia pulita e accessibile.
Il petrolio è uno degli elementi fondamentali per determinare gli assetti geopolitici internazionali. E’ al centro tra l’altro della crisi che ormai da settimane ha rifatto risalire la tensione nel Golfo Persico, una delle più importanti rotte mondiali del traffico di greggio. In questo dossier proseguiamo quindi l’analisi iniziata con il precedente portando altri elementi utili ad inquadrare il tema.
Di seguito analizzeremo l’Opec e l’Opec Plus, non nelle proprie prerogative e nei principi, ma dal punto di vista delle scosse interne, il ruolo delle riserve petroliere statunitensi, lo stretto di Hormuz con alcuni dati chiave e la Libia come caso di studio di guerra odierna e che utilizza anche l’elemento petrolio per inasprire il conflitto.
Qui la prima uscita del dossier ‘La guerra del greggio’
Scosse nell’Opec
All’interno dell’Opec non mancano i dissapori. La relazione tra la Russia (leader di Opec Plus, vedi precedente dossier) e l’Arabia Saudita ha creato non poche scosse. L’Arabia Saudita è accusata di unilateralismo per la prassi di concordare, circa dal 2016, con Mosca le politiche produttive, scavalcando di fatto le prerogative dell’Opec. L’asse Riad-Mosca ha provocato e provoca malumori nell’organizzazione, soprattutto da parte iraniana.
Durante l’incontro a Vienna del luglio 2019 nel quale è stata decisa la pratica dei tagli alla produzione di petrolio che proseguirà fino a marzo 2020, il ministro iraniano Bijan Zanganeh ha avvertito che con questa condotta “l’Opec potrebbe morire”. Zanganeh aveva infatti chiarito la sua posizione, denunciando la crescente marginalizzazione dell’Opec da parte di Arabia Saudita e Russia
Il caso Libia
Nell’analisi del greggio e di come questo sia ancora fondamentale per la definizione degli assetti internazionali non può mancare il caso Libia. Il 22 settembre 2019, infatti, è stato emesso dall’ambasciata statunitense in Libia un comunicato congiunto con Francia, Germania, Italia, Turchia, Regno Unito e Emirati Arabi per richiedere la stabilità e il mantenimento di terzietà della Noc, la National Oil Corporation, la compagnia libica statale del petrolio.
“Supportiamo – si legge – pienamente la Noc come unica compagnia petrolifera indipendente, legittima e non-partisan del Paese. Ora è il momento di consolidare le istituzioni economiche nazionali anziché dividerle. Per motivi di stabilità politica ed economica della Libia e per il benessere di tutti i suoi cittadini, sosteniamo esclusivamente la Noc e il suo ruolo cruciale a nome di tutti i cittadini della Libia”.
Nel settembre 2019 Haftar, il cosiddetto ‘uomo forte’ nella Cirenaica aveva lanciato l’ipotesi di creare un consiglio di amministrazione indipendente per la Brega Petroleum Marketing Company, la compagnia controllata dalla Noc. L’idea di Haftar che stava dietro la richiesta di “maggiori forniture di carburante nella regione orientale” era un metodo con cui tentava di mettersi in proprio nella vendita di petrolio.