Questo dossier fa parte degli approfondimenti dedicati all’Agenda 2030 e analizza il target 7: Energia pulita e accessibile.
Il gas naturale è una delle risorse sempre più ambite dai Paesi più industrializzati. I suoi consumi sono in crescita e i giacimenti diventano di conseguenza sempre più strategici.
Così come abbiamo già fatto nei due dossier dedicati al petrolio, analizzeremo alcune delle questioni collegate al cosiddetto ‘oro blu’ a partire da chi possiede più materiale, a chi lo importa o lo esporta di più, fino ad alcuni degli equilibri internazionali che il gas tocca e può modificare nei prossimi anni.
Qui le precedenti uscite:
Dossier/ La guerra del greggio
Dossier/ La guerra del greggio (2)
Consumi in crescita ed equilibri internazionali
Il metano è un combustibile di origine fossile che, come il petrolio, si è formato in seguito alla lenta decomposizione di sostanze di origine prevalentemente animale. Il gas è utilizzabile sia per la produzione di elettricità in centrali termoelettriche, sia per usi termici (riscaldamento, acqua calda sanitaria, cottura dei cibi) o industriali, che per l’alimentazione dei mezzi di trasporto.
Il gas naturale è il combustibile fossile, che a parità di energia fornita, produce meno emissioni climalteranti: per questo in molti lo ritengono il combustibile ideale in attesa della ‘rivoluzione rinnovabile’. Dalla metà degli anni Ottanta l’andamento dei consumi di gas è stato in continuo aumento: tra il 1985 e il 2005 in Italia è più che raddoppiato e anche negli altri Paesi dell’Unione Europea è notevolmente aumentato.
Andamento che non è però rimasto costante nel tempo. Dal 2005 al 2015 i consumi di gas sono infatti diminuiti praticamente in tutta Europa per poi aumentare nuovamente negli ultimi due anni. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia il mercato del gas naturale sta infatti subendo una consistente trasformazione con il forte all’aumento della domanda nella Repubblica Popolare Cinese, in alcuni paesi asiatici e in Medio Oriente. A questo cambiamento si aggiungono poi i mutamenti strutturali nella fornitura di gas e nel commercio.
Il fatto che Russia e Stati Uniti sono, anche per il gas del gas, i due maggiori produttori. Amplifica una situazione di tensione che va a sommarsi alle molte altre tra i due Colossi e che, secondo gli osservatori, potrebbe portare ad un’ulteriore problematica diplomatica, economica e non solo.
Effetto shale
Così come nel caso del petrolio anche per il gas sta giocando un ruolo strategico importante per gli Stati Uniti lo shale gas, ovvero il gas metano estratto da giacimenti non convenzionali, in argille derivate dalla decomposizione anaerobica di materia organica.
Questo gas è intrappolato nella microporosità della roccia. Questi giacimenti non possono essere messi in produzione spontanea, come avviene per quelli convenzionali, ma necessitano di trattamenti particolari. Inoltre questo tipo di gas si trova solitamente tra i 2000 e i 4000 metri di profondità: è quindi necessario effettuare prima una perforazione verticale per raggiungere lo strato di rocce, e successivamente una orizzontale.
Un rapporto della società attiva nel campo della business information IHS Markit evidenzia sulla produzione di shale gas americano, oltre al notevole aumento di forniture di gas che si è verificato negli ultimi dieci anni, che la produzione di gas naturale sia aumentata di quasi 8 miliardi di piedi cubi al giorno. Secondo il rapporto la produzione di gas naturale negli Stati Uniti è aumentata di oltre il 40% tra il 2007 e il 2017, facendo scendere i prezzi del gas di oltre due terzi nello stesso periodo. Entro il 2040, IHS Markit prevede che il gas naturale passerà da quasi un terzo a quasi la metà di tutta l’elettricità prodotta negli Stati Uniti. Con lo shale gas gli Stati Uniti sono sulla strada dell’autosufficienza a livello energetico.