Dossier Agenda 2030/ Poveri e miliardari in aumento (33)

    Questo dossier fa parte degli approfondimenti dedicati all’Agenda 2030 e analizza il Target 10: Ridurre le disuguaglianze

    La crisi collegata al Covid-19 e l’aumento dei prezzi dei generi alimentari causato dal conflitto in Ucraina potrebbero portare 263milioni di persone in più verso una condizione di povertà estrema nel 2022. Entro la fine di quest’anno, inoltre, quasi la metà della popolazione mondiale (3,3miliardi di persone) vivrà con meno di 5,50 dollari al giorno.

    L’allarme è stato lanciato da Oxfam, che nel mese di aprile ha pubblicato il rapporto “Dalla crisi alla catastrofe” alla vigilia degli Spring Meetings della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale a Washington. Secondo la ong 860milioni di persone si ritroverebbero costrette a sopravvivere con meno di 1,90 dollari al giorno e 827milioni soffrirebbero la fame. Le aree più a rischio sono Africa Orientale, Sahel, Yemen e Siria. Questo dossier è collegato al goal 10 dell’Agenda 2030 sulla riduzione della disuguaglianza globale ed è realizzato in collaborazione con Acav.

    *In copertina Photo by Dulana Kodithuwakku on Unsplash. Di seguito alcuni grafici tratti dal rapporto di Oxfam 

    Chi si arricchisce: produttori di energia e cibo

    I prezzi dell’energia alle stelle (i più alti da oltre un decennio) hanno spinto i profitti delle compagnie petrolifere a livelli record. 25 società di petrolio e gas hanno realizzato 205miliardi di dollari di profitti nel 2021, in forte aumento rispetto agli anni precedenti e hanno aumentato del 2,181% i riacquisti di azioni nel quarto trimestre del 2021. Questo suggerisce, secondo Oxfam, che “le compagnie energetiche stanno approfittando della crisi per massimizzare il profitto aziendale”. 

    Lo stesso vale per i produttori di cibo e bevande. I prezzi dei beni alimentari a livello mondiale hanno infatti raggiunto a marzo, secondo la Fao, il massimo storico da quando l’indice è stato istituito nel 1990. La metà dei 28 produttori di alimenti e beni di consumo ascoltati dalla rivista Fortune 500 hanno visto aumentare i margini di profitto, mentre negli Stati Uniti, anche prima della guerra in Ucraina si prevedeva che la spesa alimentare sarebbe aumentata del 22% rispetto al periodo pre-pandemia. L’aumento dei prezzi dei generi alimentari incide per il 17% sulla spesa delle famiglie nelle economie avanzate e arriva al 40% nei paesi dell’Africa sub-sahariana.

    Ricchi più ricchi di sempre

    Durante la pandemia da Covid19 la ricchezza dei miliardari ha raggiunto il suo più grande incremento, per arrivare oggi al livello più alto di sempre. Ogni 26 ore dall’inizio della pandemia ‘nasce’ un nuovo miliardario: sono ora 2.755. I dieci uomini più ricchi del mondo hanno visto raddoppiare le loro fortune. Con la diffusione del virus le banche centrali hanno iniettato trilioni di miliardi nelle economie, con l’obiettivo di mantenere il mondo economia a galla ma gran parte di questo denaro è confluito nei mercati finanziari e da lì al patrimonio netto dei miliardari.

    I governi hanno pompato 16trilioni di dollari nell’economia globale dall’inizio della pandemia e, anche in questo caso, i miliardari hanno visto aumentare la loro ricchezza di 5trilioni, passando da 8,6trilioni a 13,8trilioni di dollari. Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, ad esempio, ha ricevuto miliardi di dollari in sussidi governativi. In India, la ricchezza del miliardario Gautam Adani si è moltiplicata di otto volte durante la pandemia. Negli Stati Uniti, la concentrazione della ricchezza è al massimo storico e ha superato l’apice dell’età dell’oro di fine Ottocento.

    Chi fa cosa
    Le istituzioni politiche e finanziarie

    Alcune organizzazioni internazionali si sono mosse per tentare di arginare la crisi in corso. Il G20, ad esempio, ha offerto una parziale sospensione bilaterale del pagamento del debito e il Fmi ha effettuato un’emissione di 650miliardi di dollari di diritti speciali di prelievo (Dsp) per mitigare l’impatto della pandemia. In altra direzione invece la Federal Reserve statunitense, che con il ritorno dell’inflazione ha aumentato il costo dei prestiti mentre la guerra in Ucraina ha fatto aumentare il costo del dollaro. Questo potrebbe generare una crisi nella crisi perché i paesi a basso reddito hanno bisogno di dollari per le importazioni di energia, medicine e cibo. Molti economisti rilevano quindi come probabile che diversi paesi in via di sviluppo vadano in default sui loro debiti nei prossimi mesi. L’Unctad (Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo) ha ad esempio avvertito che l’inasprimento delle politiche nei paesi ricchi causata dall’inflazione e dalla guerra in Ucraina potrebbe portare a un improvviso deprezzamento della valuta in molti paesi in via di sviluppo portando a recessione e insolvenza.

    Focus 1
    Debito globale e salari stagnanti

    I paesi più poveri del mondo dovranno ripagare 43miliardi di dollari in oneri per il servizio del debito nel 2022: una cifra che, secondo Oxfam, da sola coprirebbe i costi delle loro importazioni alimentari. Nel 2021 il debito rappresentava il 171% di tutta la spesa per sanità, istruzione e protezione sociale messe insieme per i paesi a basso reddito.

    Intanto per la maggior parte dei lavoratori in tutto il mondo i salari reali continuano a ristagnare o addirittura a scendere. Il potere d’acquisto dei salari è diminuito in tutto il mondo, con l’inflazione che nel 2022 supererà di gran lunga la crescita salariale e porterà quindi alla diminuzione degli stipendi in termini reali. A livello occupazionale le più colpite restano le donne: nel 2021 le donne occupate erano 13milioni in meno rispetto al 2019, mentre l’occupazione maschile aveva recuperato i livelli del 2019.

    Focus 2
    Anche la crisi è diseguale

    L’impatto della crisi è tutt’altro che uguale in tutto il mondo. Sono infatti i più poveri a essere colpiti più duramente. Il Fondo Monetario Internazionale stima che i costi alimentari rappresentino il 40% della spesa dei consumatori nell’Africa subsahariana, ovvero più del doppio delle economie avanzate. Ma anche nei paesi a medio e alto reddito c’è una profonda disuguaglianza: il 20% più povero di quelle società lo è spendendo quattro volte di più del 20% più ricco in cibo, come nel caso degli Stati Uniti. Questa è poi una crisi sproporzionatamente sentita da donne e ragazze che sono, secondo Oxfam “le ultime a mangiare, le prime ad essere escluse da una scuola che non ci si può permettere e il cui lavoro di cura non retribuito è come sempre l’ammortizzatore della crisi”.

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