Dossier/ L’Agenda 2030 nel 2020 (5)

     

    La protezione di foreste e oceani e gli impegni necessari a contrastare il cambiamento climatico sono tra gli osservati speciali degli obiettivi di sviluppo sostenibili dell’Agenda 2030.

    Nell’ultimo dossier dell’Atlante delle guerre dedicato agli ambiziosi traguardi che la comunità internazionale si è data nel 2015, analizziamo l’obiettivo 13 (agire con urgenza per combattere il cambiamento climatico e i suoi impatti), il 14 (conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine) e il 15 (gestire in modo sostenibile le foreste, combattere la desertificazione, arrestare e invertire il degrado del territorio, arrestare la perdita di biodiversità) fornendo dati sull’attualità, alcune proiezioni sul futuro e i costi da affrontare per correggere il tiro.

     

    Il goal 14: gli oceani

    Gli oceani guidano i sistemi globali rendendo la Terra abitabile per l’umanità. Per capirne meglio l’importanza basta riportare alcuni dati riportati dal sito che monitora i goal. Gli oceani coprono i tre quarti della superficie terrestre, contengono il 97% dell’acqua della Terra e rappresentano il 99% dello spazio vivente sul pianeta in volume. Oltre tre miliardi di persone dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il proprio sostentamento. A livello globale, il valore di mercato delle risorse e delle industrie marine e costiere è stimato in 3trilioni di dollari all’anno o a circa il 5% del Pil globale. Gli oceani assorbono circa il 30% dell’anidride carbonica prodotta dall’uomo, tamponando gli impatti del riscaldamento globale. Gli oceani contengono quasi 200mila specie e servono come la più grande fonte di proteine ​​al mondo: per oltre 3 miliardi di persone gli oceani sono la fonte primaria di proteine.

    La pesca marittima impiega direttamente o indirettamente oltre 200milioni di persone. I sussidi per la pesca, però, stanno contribuendo al rapido esaurimento di molte specie ittiche e impediscono gli sforzi per salvare e ripristinare la pesca globale e i relativi posti di lavoro. Correggere questo trend avrebbe un costo che però sarebbe, secondo l’Agenda 2030, “ampiamente compensata dai guadagni a lungo termine”. In termini economici sarebbero necessari 32miliardi di dollari dal settore pubblico una tantum e 21miliardi di dollari all’anno per i costi ricorrenti.

    Il goal 15: le foreste

    Le foreste coprono il 30,7 per cento della superficie terrestre e, oltre a fornire sicurezza alimentare e riparo, sono fondamentali per combattere i cambiamenti climatici e proteggere la biodiversità. Secondo l’Agenda 2030, attualmente, ogni anno si perdono tredici milioni di ettari di foreste e il degrado delle terre aride ha portato alla desertificazione di 3,6 miliardi di ettari. Anche se fino al 15% della terra è attualmente protetta, la biodiversità è a rischio, a causa di deforestazione e desertificazione, provocata dall’intervento umano e dai cambiamenti climatici. Anche in questo caso l’Agenda 2030 fornisce alcuni dati che descrivono la situazione. Circa 1,6 miliardi di persone dipendono dalle foreste per il proprio sostentamento, tra cui 70milioni di indigeni. Le foreste ospitano oltre l’80% di tutte le specie terrestri di animali, piante e insetti. Tra il 2010 e il 2015, il mondo ha perso 3,3milioni di ettari di aree forestali. 2,6 miliardi di persone dipendono direttamente dall’agricoltura, ma il 52% della terra utilizzata per l’agricoltura è moderatamente o gravemente colpita dal degrado del suolo. A causa della siccità e della desertificazione, ogni anno si perdono 12 milioni di ettari (23 ettari al minuto). Il 74% dei poveri è direttamente interessato dal degrado del suolo a livello globale. Il bracconaggio e il traffico illecito di animali selvatici continuano a contrastare gli sforzi di conservazione, con quasi 7000 specie di animali e piante segnalate nel commercio illegale e che coinvolgono 120 paesi. Delle 8.300 razze animali conosciute, l’8% è estinto e il 22% è a rischio di estinzione. Oltre l’80% della dieta umana è fornita dalle piante. Solo tre colture di cereali – riso, mais e grano – forniscono il 60% dell’apporto energetico. Infine, circa l’80% delle persone che vivono nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo, fanno affidamento sui farmaci tradizionali a base vegetale per l’assistenza sanitaria di base.

    Il forum delle Nazioni Unite sulle foreste stima che per correggere questi fenomeni servirebbero tra i 70 e i 160 miliardi di dollari all’anno. La convenzione per la diversità biologica stima che sono necessari tra i 150 e i 440miliardi all’anno fermare la perdita di biodiversità a livello globale entro la metà di questo secolo. I costi sono però ingenti anche se non si corregge il tiro. I disastri naturali causati dagli ecosistemi distrutti per l’impatto umano e i cambiamenti climatici, ad esempio, già costano al mondo più di 300miliardi di dollari all’anno.

    Chi fa cosa
    The Lion’s Share Fund

    La Lion’s Share è un’iniziativa che punta a trasformare la vita degli animali chiedendo agli inserzionisti di contribuire con una percentuale in progetti di conservazione e benessere delle specie. L’iniziativa è stata annunciata il 21 giugno 2018 dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, Finch e il socio fondatore Mars Incorporated.

    La Lion’s Share vedrà i partner contribuire con lo 0,5 per cento della loro spesa media per ogni pubblicità in cui vengono usati gli animali. Il Fondo si è dato come obiettivo quello di raccogliere 100milioni di dollari entro tre anni. Con il denaro verranno realizzati una serie di programmi di conservazione della fauna selvatica e per il benessere degli animali che saranno attuati dalle Nazioni Unite e dalle organizzazioni della società civile.

    Focus 1
    Climate change, alcuni dati

    Dal 1880 al 2012, la temperatura media globale è aumentata di 0,85 gradi. In prospettiva, per ogni grado di aumento della temperatura, i raccolti di grano diminuiscono di circa il 5%. Secondo il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici tra il 1981 e il 2002 il mais, il grano e altre colture hanno subito significative riduzioni della resa a livello globale quantificabili in 40 megatoni.

    Il riscaldamento globale incide su oceani e ghiacci.  Dal 1901 al 2010, il livello medio globale del mare è aumentato di 19 cm mentre gli oceani si espandevano a causa del riscaldamento e dello scioglimento del ghiaccio. L’estensione del ghiaccio marino dell’Artico si è ridotta in ogni decennio successivo dal 1979, con 1,07 milioni di km² di perdita di ghiaccio ogni decennio. Secondo il sito che monitora i goal, date le attuali concentrazioni e le emissioni in corso di gas a effetto serra, è probabile che entro la fine di questo secolo, l’aumento della temperatura globale supererà 1,5 gradi rispetto ai 1850-1900. Le emissioni globali di anidride carbonica sono aumentate di quasi il 50% dal 1990 e sono cresciute più rapidamente tra il 2000 e il 2010 rispetto a ciascuna delle tre decadi precedenti.

    Focus 2
    Quanto costa intervenire sul clima?

    Il team di monitoraggio dell’Agenda 2030 stima che per rallentare il cambiamento, tra pubblico e privato gli investimenti nel settore dell’energia green dovranno raggiungere almeno un trilione di dollari all’anno entro il 2030.

    Investimenti di 6miliardi di dollari per la riduzione del rischio di catastrofi nei prossimi 15 anni comporterebbe però benefici complessivi di 360miliardi in termini di perdite. Secondo il team dell’Agenda 2030 oer affrontare il climate change “dobbiamo enormemente aumentare i nostri sforzi. Il mondo deve essere trasformato dal punto di vista dell’energia, dell’industria, dei trasporti, del cibo, dell’agricoltura e dei sistemi forestali”.

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