Dossier Agenda 2030/ Carbone: la fonte sporca (11)

    Questo dossier fa parte degli approfondimenti dedicati all’Agenda 2030 e analizza il target 7: Energia pulita e accessibile.

    Il carbone è una fonte fossile, ancora ampiamente utilizzata, che ha fatto e fa discutere. Non si tratta affatto di una risorsa superata dal tempo e anzi, ancora oggi si trova al centro di gravi problemi di natura geopolitica perché il controllo di questa risorsa fossile, così come delle altre recentemente analizzate dai nostri dossier (petrolio, gas naturale) costituisce causa di guerre e conflitti.

    In questo approfondimento analizzeremo alcuni degli aspetti legati alla risorsa carbone.

    Qui i precedenti dossier sul tema

    Dossier/ La guerra del greggio

    Dossier/ La guerra del greggio (2)

    Dossier/ Gli equilibri del gas

    Dossier/ Gli equilibri del gas (2)

    L’Asia guida l’aumento della domanda

    In termini di energia primaria (dati Iea 2017 riferiti all’anno 2016) nel mondo il carbone copre circa il 27,1% del fabbisogno energetico mondiale, seguito al petrolio (circa il 31,9%) e gas naturale (22,1%). Nel 2010 l’Iea (International Energy Agency), nel suo World Energy Outlook stimava che, alla luce delle attuali politiche energetiche vigenti, la domanda mondiale di energia primaria aumenterà in media dell’1,4% annuo fino al 2035, arrivando a 18 miliardi di tep (+56% rispetto ad oggi). In realtà, nel 2018, l‘Iea ha rilevato che tra il 2015 e il 2016 la domanda globale di carbone era calata del 2,3% e del 2,1%, salvo poi risalire nel 2017 del 3,5%.

    In vaste aree dell’Asia, come in Cina e India, è di gran lunga la fonte energetica più importante. Saranno infatti soprattutto loro a guidare l’aumento della domanda di carbone. “L’Asia segna il maggior aumento nella domanda di carbone – aveva dichiarato la Iea – In Cina la produzione di energia con questo combustibile è aumentata per venire incontro a una crescita del 6% nella domanda di elettricità, anche se l’economia sta andando verso un modello meno energivoro”. Dietro questa crescente domanda di energia c’è l’aumento dei prezzi di petrolio e gas naturale e il recupero di competitività dell’industria carbonifera.

    Le conseguenze del carbone

    Il carbone è la fonte energetica più inquinante. Il portale Lifegate riporta alcuni dati a supporto di questa tesi: il totale delle emissioni di CO2 emesse ogni anno dalla combustione del carbone è di 14,8 miliardi di tonnellate, il 46% del totale globale. Secondo Health and Environment Alliance le vittime causate dagli incidenti legati all’estrazione del carbone negli Stati Uniti sono 77 ogni settimana. Negli Stati Uniti la combustione del carbone è considerata tra le prime 4 cause di mortalità, mentre le vittime causate dalle malattie legate all’utilizzo del carbone come combustibile, in Europa e negli Stati Uniti sono ogni anno 450.654. E ancora le morti causate dalle malattie legate all’utilizzo del carbone come combustibile in Cina sono 300mila. Sempre secondo Lifegate nel solo continente europeo, infatti, il carbone provoca 23mila morti premature all’anno e 250mila decessi in generale. La sua combustione rappresenta la principale fonte di emissioni di gas serra.

    Secondo il Wwf, promotore della campagna Stop Carbone, il suo utilizzo non solo rappresenta la principale minaccia per il clima del pianeta ma è anche una delle maggiori fonti d’inquinamento con impatti assai gravi sulla salute di persone, organismi viventi ed ecosistemi.

    “E’ noto – si legge nel dossier “Il carbone: voltare davvero pagina in Italia, in Europa e nel mondo” – come dai processi di combustione si liberino numerose sostanze tossiche, alcune bioaccumulabili, altre cancerogene, ecc. E, tra tutti i combustibili fossili, sicuramente il carbone è quello che, bruciando, rilascia le maggiori quantità d’inquinanti. Un’ampia letteratura scientifica dimostra come dalla combustione del carbone si liberino sostanze che impattano in modo pesante sulla salute delle persone provocando al contempo pesanti danni economici che, se correttamente internalizzati (cioè compresi) nei costi energetici, metterebbero immediatamente fuori mercato questo combustibile”.

    Chi fa cosa
    Le centrali italiane

    In Italia sono in funzione nove centrali a carbone, diverse per potenza installata, tecnologia impiegata e livello di operatività. Nel 2016 gli impianti contribuivano a soddisfare circa l’11% del consumo interno lordo di energia elettrica e, stando a quanto riportato dal Wwf, hanno prodotto circa 32 milioni di tonnellate di CO2 corrispondenti a quasi il 34,5% di tutte le emissioni del sistema elettrico nazionale.

    Il carbone usato dagli impianti è tutto d’importazione, dal momento che l’Italia non dispone di risorse carbonifere adeguate allo sfruttamento, sia in termini quantitativi sia qualitativi. Ad esempio il poco carbone presente nel Sulcis (in Sardegna) aveva un tenore troppo alto di zolfo (circa il 6%, vale a dire dieci volte quello del carbone d’importazione).

    L’Italia nel 2017, anche sotto la spinta del Wwf e di associazioni nazionali e locali, ha adottato la Strategia Energetica Nazionale (Sen) in cui si assume per la prima volta l’impegno a uscire dal carbone (phase-out) entro il 2025. Si tratta di un documento di indirizzo che andrà fatto seguire da provvedimenti attuativi concreti e vincolanti.

    Focus 1
    Il carbone nel mondo

    La Cina è il primo produttore di carbone seguito da Stati Uniti, India, Australia e Russia. Si produce poi carbone in Indonesia, Sudafrica, Colombia, Kazakistan, Polonia. Tra i grandi importatori ci sono la Cina, il Giappone e la Corea del Sud. Esistono varie tipologie di carbone: solo una parte è estraibile a costi economici ed energetici convenienti perché i nuovi giacimenti sono sempre più complessi da raggiungere e difficili da sfruttare.

    In ogni caso, anche con riserve ridimensionate dagli ultimi studi, rimane abbastanza carbone estraibile per sconvolgere il clima della Terra.  Secondo James Hansen, uno dei più grandi climatologi mondiali, comunque, quello che deve spaventare non è la mancanza di carbone perché ne rimane abbastanza da sconvolgere il clima della Terra. Esistono varie tipologie di carbone e diversi stadi di carbonificazione: la torba, la lignite, il litantrace, l’antracite. Nel linguaggio comune il termine “carbone” comprende soltanto il litantrace e l’antracite.

    Focus 2
    Nel passato

    L’utilizzo del carbone come combustibile risale all’Età del Bronzo. A partire dal VIII secolo, il carbone cominciò a diffondersi ma è con l’era dell’industrializzazione che diventò fondamentale. Fu proprio grazie al carbone che in Inghilterra, nel 1769, venne creata la macchina a vapore. Da quel momento l’utilizzo del carbone ha accompagnato il progresso dell’umanità ed è rimasto fino al 1960 il combustibile più usato, quando è stato sostituito dal petrolio.

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