Dossier Agenda 2030/ Il mondo ha sempre più bisogno di energia (32)

    Questo dossier fa parte degli approfondimenti dedicati all’Agenda 2030 e analizza il Target 7: Energia pulita e accessibile

    Si utilizza sempre più energia, i costi delle materie prime sono in aumento, così come gli investimenti delle grandi industrie di gas e petrolio. In questo dossier si fa il punto su quanta energia si consuma nel mondo, su quali sono i Paesi che beneficeranno di più all’aumento dei prezzi e su quali sono le aziende che hanno in programma i maggiori investimenti per l’implementazione di nuovi giacimenti.

    Spese e investimenti che, spesso, mal si conciliano con l‘obiettivo 7 dell’Agenda 2030 (il programma d’azione sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Onu) che punta a “Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni” e con il goal 13 finalizzato al “promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico”.

    *In copertina Photo by Marc-Olivier Jodoin on Unsplash. Di seguito due grafici della ricerca di Global Witness e Oil Change International con dati Rystad Energy 

    Un mare di investimenti per petrolio e gas

    Venti delle più grandi compagnie petrolifere e del gas del mondo spenderanno 932miliardi di dollari entro la fine del 2030 per sviluppare nuovi giacimenti di petrolio e gas ed, entro la fine del 2040, questa cifra crescerà fino a raggiungere i 1,5trilioni di dollari. A rivelarlo una nuova analisi di Global Witness e Oil Change International con dati di Rystad Energy, una società indipendente di ricerca energetica.

    Nell’aprile 2022 l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) ha ribadito che l’uso di “molti meno combustibili fossili di oggi” è “fondamentale” se il mondo vuole avere qualche possibilità di mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia critica di 1,5°C, come sancito dagli accordi di Parigi. Anche Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha descritto i nuovi investimenti in infrastrutture per combustibili fossili come una “follia morale ed economica”. “I governi e le società ad alto rendimento – ha detto – non stanno solo chiudendo un occhio; stanno aggiungendo benzina al fuoco. Stanno soffocando il nostro Pianeta, sulla base dei loro interessi acquisiti e degli investimenti storici nei combustibili fossili, quando soluzioni rinnovabili più economiche forniscono posti di lavoro ecologici, sicurezza energetica e maggiore stabilità dei prezzi”.

    La spesa per i nuovi giacimenti

    Sarà l’azienda russa Gazprom quella che spenderà di più in nuovi giacimenti di gas (124miliardi di dollari, quasi un terzo degli investimenti previsti in nuovo gas fossile entro il 2030), seguita da Qatar Energy (56miliardi di dollari) e Total Energies (32miliardi di dollari).

    Shell si piazza al quarto posto per investimenti sul gas per 28miliardi di dollari. Mentre tre aziende americane sono in cima alla lista per nuove estrazioni di petrolio: Exxon (59miliardi di dollari), Chevron (57miliardi) e Conoco Phillips (56miliardi). Oltre 173miliardi di dollari saranno investiti, entro la fine del 2030, nello sviluppo e nella scoperta di nuovi giacimenti petroliferi.

    Chi fa cosa
    Chi guadagna di più

    Il mantenimento dei prezzi elevati delle materie prime e l’aumento dell’offerta di petrolio e gas spingeranno i pagamenti verso i Paesi esportatori di energia ad un massimo storico di 2,5trilioni nel 2022, battendo il precedente record di 2,1trilioni stabilito nel 2011.

    L’Arabia Saudita sarà il maggior beneficiario in termini assoluti. Si prevede che quest’anno riceverà poco più di 400miliardi di dollari dalla sua industria petrolifera, con un aumento di quasi 250miliardi rispetto al 2021. Gli Stati Uniti, includendo le royalties pagate ai proprietari terrieri privati, occupano il secondo posto con circa 250miliardi di guadagni, con un aumento di 100miliardi rispetto al 2021. Segue l’Iraq con circa 200miliardi di entrate fiscali totali, raddoppiate rispetto all’anno precedente. La Norvegia si piazza al quarto posto nonostante sia solo il decimo produttore mondiale di petrolio e gas: il governo riceverà circa 150miliardi di entrate fiscali totali.

    Focus 1
    Energia: aumenta la spesa

    L’aumento dei prezzi del petrolio, del gas e dell’energia elettrica insieme agli obiettivi dell’Unione Europea di diventare meno dipendenti dalle forniture russe e dall’inflazione post-Covid-19 catapulteranno la spesa energetica globale nel 2022 a 2,1trilioni di dollari. Secondo le rilevazioni di Rystad Energy, la spesa per petrolio e gas aumenterà del 16% (42miliardi di dollari) rispetto al 2021. Ma aumenterà anche la spesa in energia verde. Si stima che nel 2022 base la capacità globale in eolico e solare aumenterà di 250 gigawatt (GWac) e porterà la spesa a crescere del 24%, arrivando a 125miliardi di dollari.

    Focus 2
    Serve sempre più energia

    Rispetto al 2020, i costi dei progetti nel settore del petrolio e del gas sono aumentati tra il 10% e il 20%. Questo principalmente a causa dell’aumento dei prezzi dell’acciaio e di un mercato dei fornitori più ristretto. Nello stesso periodo, nell’ambito delle energie rinnovabili, litio, nichel, rame e polisilicio, (materiali importanti nella produzione di batterie e solare fotovoltaico) hanno aumentato i costi dei progetti rinnovabili tra il 10% e il 35%.

    “Il mondo sta spendendo più energia che mai – ha affermato Audun Martinsen, Head of Energy Service Research presso Rystad Energy – Il 2014 è stata l’ultima volta che abbiamo registrato numeri simili. Si può vedere un cambiamento importante nella quantità di spesa per l’energia verde, che è aumentata, con un calo della spesa per petrolio e gas. Tuttavia, la spesa per altri combustibili fossili, come il carbone, è rimasta costante”.

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